Sappiamo, dal lavoro di dei dottori Ornish e Essylstein, che il passaggio a una dieta a base vegetale è in grado di invertire la malattia di cuore riducendo la placca aterosclerotica e aumentando la pervietà delle arterie (in alcuni casi senza farmaci e senza intervento chirurgico).
Ma poiché il primo sintomo della malattia cardiaca può essere anche l’ultimo, è meglio non aspettare che l’aterosclerosi progredisca.
Per conoscere la probabilità di avere un attacco di cuore, possiamo misurare i fattori di rischio come i livelli di colesterolo e la pressione sanguigna anche se sarebbe ancora meglio poter vedere realmente cosa sta succedendo all’interno delle nostre arterie, e conoscere così il nostro stato di salute.
Per farlo potremmo utilizzare le tecniche radiologiche, ma una sola scansione richiederebbe una dose di radiazioni al petto così alta da far aumentare il rischio di cancro al seno o ai polmoni da 1 al 4 % .
Le nostre arterie carotidi però, affiorano sulla superficie del collo e possono essere scansionate con una semplice ed innocua ecografia.
Così i ricercatori hanno pensato di visualizzare le carotidi di persone che seguivano una dieta vegan e paragonarle a quelle di persone che avevano una tradizionale dieta americana.
Dalle ecografie risulta che le carotidi di questi ultimi presentano una spessa placca aterosclerotica, considerata un fattore predittivo di tutte le patologia coronariche. Nei vegani invece, la parete arteriosa appare più sottile, ma a dire il vero lo erano i vegani stessi!
Infatti le persone che seguivano la dieta americana standard presentavano un BMI (indice di massa corporea) superiore a 26 ed erano tutti in sovrappeso, mentre i vegani avevano un BMI intorno a 21 ed erano tutti in linea.
Così gli studiosi hanno pensato che forse il problema della placca aterosclerotica fosse dovuto al sovrappeso piuttosto che al tipo di alimentazione. Le persone che mangiavano carne, uova e latticini, potevano aver consumato in eccesso questi prodotti che avevano causato loro il restringimento delle carotidi.
Per risolvere questo dubbio era necessario trovare delle persone che seguivano una dieta americana standard ma che avevano un BMI come i vegani.
Così i ricercatori hanno utilizzato dei maratoneti, che pur seguendo la dieta americana standard avevano un BMI intorno a 21, e percorrevano circa 48 miglia a settimana da 21 anni. Se si corre una maratona a settimana si può essere magri come un vegano, non importa cosa si mangi!
Così i vegani e il gruppo della dieta standard, entrambi sedentari, vengono confrontati con degli atleti di resistenza, e si scopre che le carotidi dei maratoneti sono più pervie rispetto rispetto al gruppo della dieta americana ma ancora più chiuse rispetto ai vegan.
Quindi se si macinano circa un migliaio di chilometri ogni anno si può competere con i vegani teledipendenti, oppure si può scegliere la via più facile, mangiare più piante e fare un po’ di moto.