The China study  è uno dei più importanti studi epidemiologici mai realizzati, in cui si valuta la correlazione tra dieta, stile di vita e salute. Ad oggi è l’indagine più vasta che sia mai stata realizzata, tanto che il New York Times nella sua sezione dedicata alle scienze lo ha definito il “Grand Prix” degli studi epidemiologici.

Ecco come tutto è incominciato.

 

Verso la fine degli anni 70, il premier cinese Chou En-lai (周恩來), prima di morire a causa di un cancro, diede inizio ad un’indagine su scala nazionale per valutare i tassi di mortalità di 12 diversi tipi di cancro in più di 2.400 contee cinesi e 880 milioni di abitanti (96%).  Lo studio, che coinvolgeva 650.000 operatori, era il progetto di ricerca biomedica più ambizioso mai intrapreso.

Il risultato fu un Atlante del Cancro, che indicava con codici e colori i luoghi in cui determinati tipi di cancro erano più frequenti e quelli in cui erano completamente assenti. In alcune contee, per gli stessi tipi di tumori, si registravano tassi più di 100 volte superiori agli altri.

Nel 1983 il Dr. Campbell insieme al Dr. Junshi Chen, un eminente scienziato cinese, finanziati dal NHI (National Institutes of Health) e dal governo cinese, iniziarono una collaborazione fra i due paesi, per scoprire il motivo di una così grande differenza tra le varie aree della Cina riguardo al tumore e altre patologie del benessere, e anche perché fossero molto meno diffuse qui rispetto agli USA.

Diedero così inizio a The China Study.

Formarono una squadra a livello mondiale: arruolarono il Dr. Junyao Li, che aveva eseguito la prima mappatura per l’Atlante del Cancro in Cina ed era uno scienziato di altissimo livello dell’Accademia cinese delle scienze mediche del ministero della Salute, e il Dr Richard Peto dell’università di Oxford, considerato uno dei più grandi epidemiologi del mondo. Il Dr. Campbell era il coordinatore del progetto che sarebbe stato il primo importante progetto di ricerca condiviso da Cina e Stati Uniti.

 

Vennero selezionate 65 contee in 24 province diverse della Cina. Ad eccezione di alcune zone nei pressi di Shanghai, la maggior parte delle contee era ubicata in zone rurali, dove la gente consumava cibi prodotti a livello locale.

Ognuna delle 65 contee forniva all’indagine 100 soggetti adulti, metà maschi e metà femmine, di età compresa tra i 35 e i 65 anni. Ogni soggetto offriva un campione di sangue e compilava un questionario riguardante l’alimentazione e lo stile di vita. L’equipe di ricercatori si recava dalle famiglie per misurare accuratamente il cibo consumato in un periodo di 3 giorni.

Sul mercato di ogni località di indagine, venivano raccolti campioni di alimenti usati abitualmente nella dieta, e analizzati per valutarne fattori dietetici e nutrizionali.

I campioni di sangue venivano analizzati nel laboratorio della Cornell University, e nei laboratori di Pechino.

Il resto degli esami, soprattutto i più specialistici, erano eseguiti in più di 20 laboratori situati in 6 paesi e in 4 continenti diversi.

 

L’atlante del cancro presentava tassi di mortalità per ben 50 differenti patologie, così gli studiosi del The China Study, iniziarono a vedere se esisteva una correlazione tra le varie patologie, e tra le patologie e le aree del paese.

Le malattie vennero divise in 2 gruppi distinti: le malattie del benessere (sovralimentazione) che comprendevano cancro, diabete, cardiopatia coronarica, e le malattie della povertà (inadeguatezza alimentare e carenze igienico sanitarie), che erano rappresentate dalla polmonite, dalle malattie gastrointestinali e parassitarie e dalle cardiopatie reumatiche.

Gli studiosi riscontrarono che le malattie delle due liste non si associavano mai tra loro. Ad esempio, se in una regione era frequente la polmonite, erano frequenti anche le infezioni parassitarie, ma non il cancro, invece presente nella lista delle malattie del benessere.

Gli studiosi videro anche che quando i valori di colesterolo del sangue diminuivano da 170 mg/dl a 90 mg/dl, calavano i tassi delle seguenti patologie: cancro al fegato, al retto, al colon, al polmone, al seno, leucemia in età pediatrica e adulta, tumore al cervello in età pediatrica e adulta, tumore allo stomaco e all’esofago.

Alti livelli di colesterolo erano quindi associati a patologie tipiche della civiltà occidentale. Questo dato allarmò gli studiosi poiché i livello medio di colesterolo negli Stati Unit era di circa 215 mg/dl contro i 127 mg/ dl. In quegli anni il tasso di mortalità per cardiopatia coronarica era 17 volte più elevato fra gli uomini americani rispetto agli uomini della Cina rurale, e il tasso di morte di cancro al seno 5 volte maggiore.

 

Comparando la dieta standard americana e quella seguita nella cina rurale, emersero queste differenze: Il consumo dei grassi tra i cinesi era il 14% delle calorie totali, mentre tra gli americani era il 36%; quello di fibre era il 33% per i cinesi contro il 12% degli americani. Il colesterolo in Cina variava tra 90-170 mg/dl contro i 170-250 mg/dl degli USA, in pratica il loro valore massimo era quello minimo degli americani (e di tutti i paesi occidentali). La differenza tra il BMI (indice di massa corporea) era enorme: 20 contro 27. Inoltre i cinesi consumavano dal 20 al 30% in più di calorie, e e nonostante questo l’obesità era assente.

Le regioni esaminate consumavano prevalentemente cibi di origine vegetale. La maggior parte aveva una dieta vegetale al 100%, mentre altre zone lo erano al 80% , poiché consumavano una piccola quantità di proteine animali. Eppure anche solo un 20% in più di cibo animale determinava in quelle regioni,  un aumento del colesterolo e delle patologie del benessere come cancro e cardiopatie.

 

Gli scienziati, alla luce dei dati sulla popolazione cinese e degli studi condotti in precedenza, iniziarono a comprendere che forse, la soluzione alla maggior arte delle patologie del benessere si riduceva ad una dieta a base vegetale.

The China Study non dimostra con assoluta certezza la teoria che una dieta con prodotti animali sia causa di malattie come il cancro o le cardiopatie, ma la propone a livello di ipotesi che, visto l’alto numero di prove, ha buone probabilità di essere vera. Questo studio, riguardo al rapporto tra dieta e malattia, aggiunge molto peso alle prove raccolte da altri scienziati.

A seguito di questo studio, il Dr. Campbell e tutta la sua famiglia hanno smesso di mangiare prodotti animali.