Una persona su 5, compiuti i 70 anni di età, soffrirà di deficit cognitivi, e metà di queste persone passeranno progressivamente dal deficit cognitivo alla demenza e poi alla morte.
Riuscire a fermare questo processo degenerativo, sarebbe molto importante.
Attualmente non esistono trattamenti per la malattia di Alzheimer, ma gli studiosi affermano che già solo controllare i fattori di rischio, predisponenti a questa malattia, potrebbe aiutare a prevenire milioni di casi. I ricercatori hanno lavorato molto duramente per individuare i fattori di rischio e per sviluppare delle terapie per ridurli.
Nel 1990 un piccolo studio su 22 persone affette da Alzheimer, ha riferito che tutti questi pazienti avevano elevate concentrazioni di omocisteina nel sangue.
Già nel 1969, un patologo di Harvard aveva riferito due casi di 2 bambini, il cui cervello era degenerato irrimediabilmente. Entrambi soffrivano di rarissime mutazioni genetiche che avevano determinato livelli di omocisteina elevatissimi.
Sappiamo quindi che l’omocisteina elevata è correlata ad una degenerazione cerebrale, e oggi questo paramentro del sangue è considerato un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza e della malattia di Alzheimer.
Avere un livello di omocisteina pari a 14 può raddoppiare il nostro rischio di sviluppare questa patologia.
Lo studio epidemiologico di Framingham ( condotto sugli abitanti dell’omonima cittadina americana) ha stimato che 1 caso di Alzheimer su 6 può essere attribuito a livelli di omocisteina elevati nel sangue.
Il nostro corpo dovrebbe essere in grado di detossificare l’omocisteina, grazie a 3 vitamine del gruppo B: B6, B9 ( acido folico) e B12.
Quando questo non avviene probabilmente è perché abbiamo sviluppato una carenza per una o più di queste vitamine.
Uno studio in doppio cieco, randomizzato e controllato, ha rilevato che l’abbassamento dell’omocisteina mediante le vitamine del gruppo B può rallentare il tasso di atrofia cerebrale presente in persone con deficit cognitivo lieve.
Con l’avanzare dell’età il nostro cervello va incontro ad un’atrofia progressiva. Nei pazienti affetti da Alzheimer questo processo degenerativo è molto accelerato, mentre nei pazienti affetti da decicit cognitivo medio, la degenerazione cerebrale accelera e rallenta in modo alternato.
Gli scienziati pensano che se si potesse rallentare la perdita cerebrale nei primi stadi, si potrebbe evitare che questa si trasformasse in Alzheimer. Così, in un test a dei pazienti con alti livelli di omocisteina, sono state date vitamine del gruppo B per 2 anni.
La risonanza magnetica ha dimostrato che la perdita cerebrale si è rallentata notevolmente. Rispetto ai pazienti non trattati con vitamine, la degenerazione si è ridotta della metà.
In modo particolare, uno studio ha dimostrato che il trattamento con vitamine del gruppo B riduce di ben 7 volte l’atrofia cerebrale nelle regioni particolarmente vulnerabili ai processi degenerativi della malattia di Alzheimer.
I pazienti con alti livelli di omocisteina mostrano quindi benefici con la supplementazione di queste 3 vitamine (B6, B9, B12), ma sarebbe ancora meglio non sviluppare affatto questa carenza.
Molti dei pazienti mostravano adeguati livelli di B6 e B12 ma avevano scarsi livelli di acido folico (B9). Il loro livello di omocisteina si aggirava attorno a 11. L’acido folico è presente nelle verdure verde scuro e nei fagioli, di cui la loro dieta ( tipica dieta americana) risultava essere carente.
Ma se prendiamo delle persone, e per una settimana diamo loro una dieta totalmente a base vegetale, i livelli di omocisteina possono diminuire del 20%, passando da 11 a 9.
Ogni grammo di fibre che viene consumato al giorno, aumenta i livelli di acido folico nel sangue di quasi un 2%.
Inoltre seguendo una dieta a base vegetale, si riduce l’assunzione di metionina. La metionina proviene prevalentemente dalle proteine animali, ed uno dei suo prodotti di degradazione è l’omocisteina. La correlazione tra metionina e omocisteina è stretta, tanto che è possibile misurare l’aumento di quest’ultima nel sangue in corrispondenza di ogni pasto ricco di proteine animali.
Quindi, una dieta a base vegetale con ridotta assunzione di metionina può essere un altro fattore per mantenere l’omocisteina entro livelli di sicurezza.
Se però misuriamo i livelli di omocisteina in pazienti che seguono una dieta a base vegetale da lungo tempo, scopriamo che hanno dei livelli elevatissimi di omocisteina.
I pazienti che cosnsumavano regolarmente carne avevano un valore di 11, i vegetariani di 14 e i vegani di 16.
I pazienti di questo studio, pur avendo ottimi livelli di folati, non avevano abbastanza B12, perchè non integravano questa vitamina critica per ogni persona che segue una dieta a base vegetale.
Ma se prendiamo dei vegani e diamo loro la vitamina B12, ecco che il loro livello di omocisteina scende sotto 5.