La malattia di Chron è una patologia autoimmune in cui è lo stesso sistema immunitario ad attaccare l’intestino. Questa patologia causa un’infiammazione cronica che può colpire qualsiasi tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano.
Non esiste una cura medica o terapia chirurgica risolutiva. L’unica cosa che si può fare è cercare di far durare il periodo di remissione tra un attacco e l’altro il più a lungo possibile. Le persone che ne soffrono seguono terapie anti-infiammatorie, con farmaci immunosoppressori, e spesso sono sono sottoposti a interventi chirurgici per rimuovere segmenti del loro intestino.
Sappiamo che le diete a base vegetale fanno diminuire i markers dell’infiammazione, ma per vedere se fanno diminuire l’infiammazione stessa abbiamo bisogno di testarle in modo scientifico.
Ed è quello che un gruppo di ricercatori giapponesi ha cercato di fare.
Hanno preso un gruppo di pazienti affetti dalla malattia di Crohn in un periodo di remissione, grazie a terapia con steroidi o grazie a interventi chirurgici. A metà di questi pazienti è stato chiesto di seguire una dieta semi-vegetariana, cioè una dieta vegetariana dove però era possibile mangiare una volta alla settimana mezza porzione di pesce, e ogni due settimane mezza porzione di carne. All’altra metà dei pazienti non sono state date indicazioni circa la dieta.
Dopo 200 giorni di dieta semi-vegetariana, i pazienti erano ancora in remissione, mentre nel gruppo che non aveva ricevuto alcuna indicazione circa la dieta, un 20% dei pazienti iniziava a mostrare le prime recidive.
Dopo un anno, il 100% dei pazienti a dieta semi-vegetariana non presentava sintomi, mentre il 50% dei pazienti dell’altro gruppo mostravano recidive.
Alla fine dei 2 anni di studio, il 92% dei pazienti con dieta a base vegetale era ancora in remissione, mentre la maggior parte dei pazienti con una normale alimentazione avevano ripreso le terapie farmacologiche, le ospedalizzazioni e la chirurgia.
Questi risultati sono migliori di quelli che si ottengono con le cure attuali, e non hanno effetti collaterali, a differenza delle innovative e costosissime terapie con “agenti biologici” che causano una compromissione della sostanza bianca del cervello (Leucoencefalopatia Multifocale Progressiva).
Ma cosa potremmo fare per prevenire il morbo di Crohn?
Una revisione di tutta la letteratura scientifica riguardante la dieta e il rischio di sviluppare malattie infiammatorie intestinali, ha messo in evidenza che un elevato apporto di grassi e carne è associato con un aumento del rischio di sviluppare la malattia di Crohn come pure la colite ulcerosa. Al contrario, diete ricche di fibre e frutta, sono associate con una diminuzione di queste patologie.
Questi risultati sono confermati da un dei più imponente studi prospettici realizzato dall’università di Harvard ( Harvard Nurse’s Health Study) che ha tenuto sotto osservazione 238.000 donne per 30 anni.
I dati mostrano che l’assunzione di fibre, particolarmente quelle della frutta, nel lungo periodo è associata con una diminuzione del rischio per la malattia di Crohn. Le donne che appartenevano al gruppo che aveva consumato più fibre nel lungo periodo, avevano un rischio ridotto del 40% di sviluppare la patologia.
Gli studiosi concludono che una dieta ricca in fibre potrebbe ridurre l’incidenza del morbo di Crohn. Questo perché la fibra gioca un ruolo vitale nel mantenimento della funzione della nostra barriera intestinale.
La nostra pelle ci protegge dal mondo esterno, e così fa il rivestimento intestinale; ma nel morbo di Crohn questa barriera è compromessa.
Lo si può osservare con il microscopio elettronico: le strette giunzioni tra le cellule intestinali a causa dei processi infiammatori, presentano una serie di buchi e interruzioni. Quando la nostra barriera intestinale è distrutta è possibile per i batteri penetrare nella parete intestinale, causando infiammazione.
Sappiamo che le fibre agiscono come prebiotici nel nostro colon, alimentando i batteri buoni, ma che cosa fanno nel piccolo intestino dove spesso la malattia di Crohn inizia?
È stato pubblicato uno studio per rispondere a questo quesito. Gli studiosi volevano scoprire come poter arrestare la massiccia invasione batterica associata al morbo di Crohn, e hanno scoperto che la presenza di alcune fibre solubili, come quelle dei broccoli o del platano, ne inibisce l’ingresso.
Gli studiosi hanno anche scoperto ci sono alcune sostanze nei cibi industriali che facilitano l’invasione dei batteri. Una di queste è il Polysorbato 80, un emulsionante comunemente usato nei gelati e in altri prodotti industriali. Anche le Maltodestrine, usate come dolcificanti o negli integratori per gli sportivi, aumentano enormemente l’abilità dei batteri di penetrare nella parete intestinale
Questo potrebbe spiegare perché c’è un aumento della malattia di Crohn nei paesi sviluppati, dove vengono consumati più cibi lavorati e meno alimenti naturali e ricchi di fibre.