Negli ultimi anni, scienziati di tutto il mondo, sempre con maggior apprensione,  stanno sottolineando come un aumento del consumo di prodotti animali, potrebbe avere conseguenze catastrofiche sulla salute del nostro pianeta. Nonostante le evidenze scientifiche, molte persone minimizzano il problema e il consumo di carne e latticini pro capite continua ad aumentare.

 

Frances Moore Lappé è cofondatrice di 3 organizzazioni nazionali che si occupano di esplorare le possibili cause e soluzioni della povertà, della fame e della crisi ambientale che sta uccidendo il nostro pianeta.

Scrittrice e attivista ha ricevuto 17  lauree ad honorem e le sue opere sono tradotte in 15 lingue diverse.

Nel 1979 ,  ha stimato che negli Stati Uniti in quel solo anno sono stati destinati al bestiame 145 milioni di tonnellate di cereali e soia, e di questi solo 21 milioni sono tornati come cibo per l’alimentazione umana, sotto forma di carne, uova o latticini.

Il resto, 124 milioni di tonnellate di cereali, è stato bruciato dal metabolismo degli animali.

Se questi 124 milioni di tonnellate di cereali, fossero stati destinati all’alimentazione umana, avrebbero sfamato ogni essere umano del pianeta per un anno, fornendo una ciotola di cibo al giorno.

 

I paesi in via di sviluppo come Cina, India e Brasile, stanno rapidamente aumentando il loro consumo di cibi animali.

Dal 1950 al 2000 il consumo globale di carne è passato da 45  a 233 milioni di tonnellate all’anno.

La FAO ha stimato che nel 2050 si arriverà  a 465 milioni di tonnellate .

 

In Cina nel 1980 il consumo pro capite di carne era di soli 13 kg al’anno, nel 2004 era già di 53 kg. In poco più di 20 anni si è avuto un aumento del 300%, e di questo passo nel 2031 i consumi di un cinese medio, potrebbero diventare come quelli di un Nord Americano. Questo farà aumentare ulteriormente il numero di animali allevati.

 

Gli allevamenti intensivi hanno un forte impatto sull’ambiente, poiché utilizzano in modo massiccio le risorse alimentari e idriche del nostro pianeta. Sono una delle maggiori cause di deforestazione, degradazione del suolo e costituiscono in buona parte una fonte di emissione dei principali gas serra e di inquinamento per le acque.

 

Molte persone pensano che sia l’approvvigionamento di legna a causare il maggior danno alla natura, ma a quanto sembra il taglio di legname sia legale che illegale, corrisponde al 2-3 % della deforestazione globale.

L’impatto maggiore lo hanno gli allevamenti intensivi, per i quali  è necessario disboscare ampie superfici per creare pascoli, e zone dove confinare gli animali. Questi terreni  purtroppo, in poco tempo diventano sterili, costringendo gli allevatori a spostarsi e distruggere nuove zone, con conseguenze drammatiche per le popolazioni locali e per il pianeta intero.

La FAO ha stimato che il 70% delle terre deforestate dell’ Amazzonia  sono state trasformate in pascoli, e il 30% sono destinate alla produzione di mangime.

Nel 2000, una regione grande come la Francia (550.000 km quadrati) era occupata da bovini.

 

Eppure per quanto la produzione animale stia aumentando, non sarà mai sufficiente a sfamare la popolazione mondiale.

Un solo ettaro coltivato a patate potrebbe fornire cibo per un anno intero a 22 persone, un ettaro coltivato a riso a 19 mentre lo stesso terreno  destinato alla produzione di manzo, è sufficiente per il nutrimento di una persona sola.

Per crescere di 1 kg infatti, un manzo necessita di 7-10 kg di cereali e leguminose. Per raggiungere il peso ottimale prima della macellazione deve consumare  4000-5000 kg di mangime. Oggi sappiamo che gli allevamenti usano 1/3 della produzione mondiale dei cereali.

 

Anche l’uso di acqua per la produzione zootecnica, potrebbe diventare un problema serio, causando una forte diminuzione delle nostre risorse idriche.

Un manzo consuma circa 80 litri di acqua al giorno, un maiale 20, una pecora 10 e una mucca da latte, in una giornata estiva, può consumare fino a 200 litri di acqua in un solo giorno. Oltre a questo, l’acqua è usata per pulire gli stabili e i macchinari.

 

Alla luce dei fatti, una riduzione del consumo di carne, latticini e prodotti animali, potrebbe essere utile non solo per migliorare la nostra salute, ma anche per salvare il nostro pianeta.