Il diabete è una malattia metabolica dovuta ad una ridotta funzionalità dell’insulina, che causa ogni anno 4 milioni di morti.
In Italia si stimano 3 milioni di diabetici destinati a diventare 5 nel 2025.
Queste cifre sono in aumento in tutto il mondo. Per questo la prevenzione del diabete è diventata una priorità sanitaria per ogni paese industrializzato.
Nel diabete di tipo 1, la componente genetica unita ad fattore esogeno, come ad esempio un’ infezione virale, innesca un processo immunitario anomalo che porta alla distruzione delle cellule beta del pancreas. Questo fa sì che l’insulina non venga più prodotta.
Nel diabete di tipo 2 invece, l’insulina è prodotta, ma non riesce a veicolare lo zucchero all’interno delle cellule (insulino-resistenza). Questo comporta un aumento della glicemia (concentrazione dello zucchero nel sangue), e il corpo reagisce aumentando la produzione di insulina. Questa super-produzione di insulina rappresenta uno stress per le cellule del pancreas che alla lunga smetteranno di funzionare.
Lo zucchero in eccesso nel sangue si lega alle proteine (glicazione), e altera la funzione di molte di esse, inclusa l’emoglobina. Questo comporta delle alterazioni a carico del microcircolo, causa problemi alla retina (retinopatia diabetica), problemi renali (glomerulopatia diabetica), disturbi neurologici e non ultimo, il piede diabetico.
Questo secondo tipo di diabete è dovuto ad una componente genetica unita ad uno scorretto stile di vita (sedentarietà, obesità, cattiva alimentazione), e rappresenta la forma di diabete più diffusa: si stima che il 90% dei malati di diabete sia affetto dal diabete di tipo 2.
Ora che abbiamo ricordato brevemente questa malattia, vediamo qualche studio che riguardi l’alimentazione nel trattamento del diabete.
In uno studio clinico del 2008, alcune persone sovrappeso sono state invitate a seguire una dieta vegan. Il peso medio dei pazienti era di 100 kg . Seguendo questo regime alimentare si è registrata un’interessante diminuzione del peso corporeo, tanto che dopo 2 anni il peso medio dei partecipanti all’esperimento era di 76,2 kg.
Quindi, la dieta a base vegetale aveva contrastato efficacemente le cause che portano all’obesità, e il rischio di diabete era diminuito in tutti i pazienti . Ma questo non ci sorprende. Sappiamo infatti che le persone più magre hanno un rischio minore di ammalarsi di questa malattia metabolica.
Ciò che ha sorpreso i ricercatori, è stato vedere che a parità di peso corporeo, di esercizio fisico e persino di ore passate davanti alla TV, i pazienti che seguivano un regime vegano, avevano un rischio di diabete ridotto del 50% rispetto ai mangiatori di carne.
Quindi chi segue un’alimentazione a base vegetale risulta protetto persino se è obeso. La protezione esercitata dalla dieta vegetale sembra diminuire se si include anche una piccola quantità di proteine animali (pesce compreso), ed anche se limitandola ad una sola porzione a settimana.
Quindi sappiamo che per prevenire il diabete è bene tenere il nostro peso sotto controllo con esercizio fisico e una dieta, possibilmente vegetale.
Ma che cosa accade ai pazienti che hanno già sviluppato la malattia?
Se prendiamo 20 pazienti diabetici e diamo loro una dieta a base vegetale, dopo 16 giorni metà di loro non ha più bisogno dell’insulina, e quelli che ne hanno ancora bisogno possono dimezzare la dose. E questo dopo 2 sole settimane.
Un altro studio clinico ha messo a confronto la dieta ufficiale dell’Associazione Americana Diabete (ADA) con una dieta vegana. La dieta ADA non sembra essere di grande aiuto, tanto che alla fine del periodo di studio, il diabete dei pazienti risultava persino leggermente peggiorato. Invece, il diabete dei pazienti che seguivano la dieta vegan è migliorato significativamente.
Questi, sono piccoli studi clinici, basati su un numero piuttosto esigua di pazienti, tuttavia sono molto incoraggianti.
I pazienti affetti da diabete devono sapere che ci sono molti farmaci che abbassano il livello dello zucchero nel sangue, ma lo fanno a scapito di un aumento del rischio di insufficienza cardiaca, infarto e fratture ossee. Questo deve stimolare le persone a prevenire la malattia in prima analisi, e poi a combatterla attivamente, cambiando il proprio stile di vita.
Grazie ai test genetici, oggi sarebbe possibile conoscere la propria predisposizione verso questa malattia, e iniziare un’opera di prevenzione precoce che permetterebbe di salvare occhi, reni piedi e moltissime vite!