I prodotti a base di soia sono un sinonimo di sana alimentazione, costituiscono spesso la base dell’alimentazione per molti vegetariani e una scelta alternativa per gli onnivori che vogliono tenere a bada il colesterolo.
L’idea che questi prodotti siano salutari deriva da alcuni studi di osservazione sulle popolazioni asiatiche che consumano più soia. Cinesi e giapponesi infatti mostravano un’incidenza molto più bassa per le malattie cardiache, l’osteoporosi, il cancro alla mammella e al colon, e gli studiosi avevano pensato che la soia fosse il motivo della loro buona salute.
Alla soia sono stati attribuiti effetti anti tumorali e anti ipertensivi, effetti positivi per combattere il colesterolo, e grazie alla presenza dei fitoestrogeni, i prodotti a base di soia vengono usati come alternativa nella terapia sostitutiva ormonale per le donne in menopausa.
I prodotti tradizionalmente consumati dai popoli asiatici, sono prodotti di soia naturali o comunque lavorati in modo semplice, mediante fermentazione, precipitazione e macinazione ( tofu, miso, natto, tempeh, salsa di soia, okara, kinako, germogli di soia e fagioli di soia).
Purtroppo i prodotti a base di soia che si sono diffusi nei nostri negozi, sono molto lontani dai prodotti tradizionali asiatici.
Gli hamburger, le polpette, e i finti formaggi di soia, sono prodotti estremamente lavorati dove vengono rimosse le fibre, i carboidrati, i grassi, le vitamine, i minerali e centinaia di altre sostanze naturali utili, lasciando soltanto le proteine della soia pure. A queste vengono aggiunti estratti delle proteine del grano, oli vegetali, amidi, zuccheri o dolcificanti artificiali.
Il consumo di questi cibi finti, come pure delle proteine isolate della soia, sembra avere un impatto negativo sulla salute, aumentando il rischio di cancro, e di danni alla tiroide, al sistema immunitario, alle funzioni del cervello, oltre a causare una perdita di massa ossea e problemi al sistema riproduttivo.
Gli studi tuttavia sono contraddittori e i dati non non sono coerenti nel dimostrare che sia la soia la causa di queste patologie. Tuttavia queste problematiche non sembrano riguardare chi consuma i prodotti tradizionali a base di soia, in piccole quantità, come di fatto accade per le popolazioni asiatiche.
Va detto infatti che nei paesi asiatici i prodotti tradizionali di soia, naturali o lavorati in modo semplice costituiscono meno del 5% delle calorie giornaliere.
Ciò equivale a circa 55 -64 g di prodotti a base di soia al giorno che contengono soltanto 7-8 g di proteine della soia, e 15-45 mg di estrogeni vegetali.
Come può una quantità così esigua fare una differenza misurabile nella salute degli asiatici?
Il vero motivo per cui queste persone soffrono meno di alcune patologie non è legato al solo consumo dei prodotti di soia, ma alla loro dieta complessiva, che è basata sugli amidi (riso) con abbondante quantità di verdura e frutta, e con pochissimi prodotti animali.
La dieta di cui parliamo è la dieta tradizionale di queste popolazioni, e non quella odierna. Negli ultimi 20 anni infatti l’alimentazione è molto cambiata. Basti pensare che in Cina il consumo di carne ha superato di 2 volte quello degli Stati Uniti, con terribili effetti per la salute della popolazione.
Ma vediamo di capire perché è bene non consumare questi prodotti così lavorati.
Sappiamo che un consumo eccessivo di proteine causa una perdita eccessiva di calcio dal corpo e un innalzamento del più potente ormone della crescita IGF-1.
Proprio come accade per le proteine animali, le proteine isolate della soia e i prodotti molto lavorati a base di soia, causano un’eccessiva perdita di calcio dal corpo, favorendo lo sviluppo dell’osteoporosi e dei calcoli renali. Inoltre è stato dimostrato che aumentano in modo significativo i livelli di IGF-1 ( fattore di crescita insulino simile).
Questo fattore di crescita è correlato allo sviluppo del cancro al colon, alla mammella, alla prostata e al polmone, Infatti l’eccesso di IGF-1 stimola la proliferazione delle cellule e ne inibisce la morte. Due fattori che si vogliono evitare quando sono coinvolte le cellule tumorali.
Negli esperimenti eseguiti per vedere gli effetti delle proteine sulla produzione di IGF-1, sono state messe a confronto le proteine isolate della soia, con quelle del latte vaccino . E si è riscontrato che i livelli di IGF-1 crescevano in modo preoccupante con soli 40 g di proteine. Non solo. Si è anche visto che le proteine della soia, rispetto alle proteine del latte, sono risultate il doppio più potenti nell’innalzare IGF-1 .
Per assumere 40 g di proteine della soia bastano un paio di hamburger e una barretta alla soia.
In conclusione, se volete consumare prodotti di soia, assicuratevi che siano soltanto quelli tradizionalmente usati dalle popolazioni asiatiche e non eccedete con le quantità. Se volete assumerne giornalmente fate in modo che non superino i 50-60 g al giorno.
Riferimenti :