I grassi trans in natura sono presenti soltanto nel grasso animale. Purtroppo però, le industrie, per produrre le margarine (comunemente usate nei prodotti di pasticceria) usano un procedimento ( idrogenazione catalitica) che rende gli oli vegetali solidi, ma cambia la loro struttura chimica trasformandoli in grassi trans.
Piccole quantità di grassi trans, si sviluppano negli oli vegetali anche a causa di processi di raffinazione, o quando sono sottoposti ad alte temperature (frittura).
Sulla lista degli alimenti ricchi di queste sostanze troviamo prodotti animali (formaggi, latte, yogurt, hamburger, pelle del pollo, mortadella…), dolci e biscotti contenenti margarine, e patatine fritte.
Negli Stati Uniti vengono consumati giornalmente 5,8 g di acidi grassi trans, di questi, 4,6 g provengono da prodotti industriali e solo 1,2 g derivano da prodotti animali.
In uno studio del 2011 è emerso che questi grassi tossici, aumentano il rischio di mortalità del 78% delle donne sopravvissute ad un tumore al seno e osservate per un periodo di 7 anni.
Ma un’assunzione frequente di questi grassi, non è un pericolo solo per le donne già colpite dal cancro.
Infatti, queste sostanze influenzano negativamente il metabolismo dei grassi, favorendo un aumento del colesterolo LDL (cattivo) e una diminuzione di quello HDL (buono). Questo a lungo termine, causerà la formazione di placche aterosclerotiche, con conseguente aumento del rischio di infarto e ictus.
Inoltre questi grassi, si sostituiscono ai grassi essenziali nella composizione delle membrane cellulari, rendendole più rigide. Le cellule perdono la capacità di produrre energia come dovrebbero, e di comunicare con le altre cellule. Questo a livello del sistema nervoso centrale si traduce in un invecchiamento precoce ed un aumento del rischio di malattie degenerative (demenza).
Qual’è la quantità di grassi trans che può essere consumata senza rischio per la salute?
La National Academies of Science, l’organismo scientifico più autorevole degli Stati Uniti, ha concluso che solo un’assunzione pari a zero può essere ritenuta sicura: infatti, ogni piccolo aumento di assunzione quotidiana di questi grassi, aumenta il rischio di malattia coronarica.